Sono felicissimo di condividere con voi questo traguardo!


10 anni di emozioni, sorrisi, abbracci, idee, storie, creatività.
10 anni di bellissimi incontri, prima e dopo ogni tatuaggio, sorseggiando del caffè fumante.
10 anni di curiosità che spesso ponete, per conoscere meglio la vita di un tatuatore,
a cui risponderò in questo articolo intimo e confidenziale.

“Ho scelto io di fare il tatuatore o è stato il tatuaggio a scegliere me?”

-“Quando hai cominciato a tatuare?”

Da sempre coltivo le mie attitudini al disegno e alla pittura, associandole ad un percorso di studi nel campo delle belle arti.
Nel corso degli anni, ho spesso realizzato disegni per coloro che desideravano un tatuaggio o per conto di altri tatuatori.

Le persone intorno a me, chiedevano per quale motivo non avessi ancora trasformato il mio talento in un vero e proprio percorso professionale, ma riuscivo soltanto ad intravedere gli ostacoli che si sarebbero presentati, e ad ogni soluzione individuavo già il problema successivo.

Difficoltà nell’ inserirsi in un mondo (quello dei tatuatori) ostile ai nuovi; non possedevo un pc e, negli anni ’90, non esisteva l’internet che conosciamo oggi pieno di tutorial, recensioni e video dimostrativi; difficoltà nel reperire materiale, data l’inesistenza di punti vendita in tutta Taranto e provincia e shop online; tatuarsi non era così comune come lo è oggi, etc.
Insomma, non credevo fino in fondo che tutto ciò poteva trasformarsi davvero in un lavoro.

Eppure ogni volta che provavo ad interrogarmi su quale sarebbe stato il mio percorso, la risposta ritornava, irriverente e reiterata, spingendomi verso quella decisione che tardavo a prendere.

Quando ripenso a quel periodo mi piace immaginarmi come una barca in mezzo al mare, in balia delle incertezze di un ragazzo con tanta passione e le idee poco chiare, alla ricerca del porto sicuro in cui approdare.

Ad un certo punto la possibilità di diventare tatuatore si palesò, come un faro pronto ad indicarmi la direzione, quando ricevetti il regalo che cambiò la mia vita per sempre.

Fu la mia amica Graziana, per i miei 30 anni, a farmi dono della “valigetta delle meraviglie”, uno scrigno contenente tutto l’occorrente per tatuare.
“Tatuami” disse “ho fiducia in te”.

Accettai la sfida, ma mi imposi un aut aut: dovevo rendermi meritevole di quella fiducia oppure mai più avrei preso in mano una macchinetta per tatuaggi.

Ancora oggi considero quel dono tra i più importanti che mi siano stati offerti.
Non parlo di aghi e colori e nemmeno di quel folle proposito ad offrirsi da cavia, ma dell’immensa fortuna che ho avuto ad incontrare un’amica che ha creduto nelle mie potenzialità prima ancora che riuscissi a farlo io.

Ti starai chiedendo come è andata a finire?
E’ finita che tutto è iniziato!

“Ho scelto io di fare il tatuatore o è stato il tatuaggio a scegliere me?”

“Tra un tatuaggio bello ed uno brutto, esiste quello giusto: il tuo!”

-“Cosa hai provato quando hai realizzato il tuo primo tatuaggio?

Timore di sbagliare, ansia da prestazione, in un purgatorio sospeso tra la voglia di tatuare e la paura di non poter tornate più indietro.
Ma affidandomi all’istinto, alla sensibilità, alla fiducia di cui ero circondato, tutto è andato per il verso giusto.

Dopo dieci anni posso affermare che ogni tatuaggio è un po’ come se fosse il primo, che anche se oggi ho più consapevolezza ed esperienza, c’è sempre quel brivido che soltanto il segno impresso sulla pelle riesce a regalarmi.

“Ho scelto io di fare il tatuatore o è stato il tatuaggio a scegliere me?”

“Attraverso i vostri occhi comprendo ciò che faccio”

-“Come nasce la tua passione per il tatuaggio?

Il tatuaggio è uno dei tanti  mezzi di espressione, al pari della danza, della pittura, del teatro, della musica.
Più che di passione per il tatuaggio, parlerei di passione per la creatività.
Ricerco l’armonia intorno a me e la esprimo, con qualunque mezzo.

Con il tatuaggio però, nasce la consapevolezza che vivere di ciò che si ama è un dono inestimabile.
Mi da la sensazione d’esser nel posto giusto al momento giusto.
Inoltre ogni giorno è un giorno nuovo, una nuova avventura, un nuovo compagno di viaggio con cui poter esplorare mondi interiori.

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“Cambiando diventiamo noi stessi”

-“Sei un tatuatore senza tatuaggi? Ma come è possibile?

A questa domanda rispondo solitamente con un altra domanda : “Sarebbe giusto tatuarmi solo perché faccio il tatuatore?”
Non credo che uno dei requisiti per lavorare alla Philip Morris sia quello di essere un fumatore!

Credo che la scelta di sugellare il proprio corpo debba essere fatta con consapevolezza ed io stesso nel tatuare la pelle delle persone riconosco una profonda sacralità e reciproca intimità.

Forse un  giorno incontrerò il mio “shamano dalle mani sapienti”, a cui lascerò incidere sulla pelle il mio sigillo unico e saprò che sarà valsa la pena aspettare.
Questa è l’intenzione con cui io tatuo chiunque venga a trovarmi in atelier: con rispetto, ascolto, e la voglia di lasciare, più che un segno sulla pelle, un emozione tatuata nell’anima.

“Ho scelto io di fare il tatuatore o è stato il tatuaggio a scegliere me?”

“Il tatuaggio giusto è dentro, va solo portato alla luce”

-“Qual è lo stile che preferisci tatuare?

Ogni tatuaggio nasce da un incontro, dalla condivisione.
Non impongo la mia idea, ma mi lascio ispirare dalle storie e dalle personalità di chiunque viene in atelier.
Questo proposito può concretizzarsi solo concedendosi all’ascolto con accoglienza ed empatia.

Un giorno il mio caro amico Luca mi disse: “Un opera è completa solo quando non hai più nulla da togliere”.

Il mio obbiettivo non è solo quello di creare un tatuaggio esteticamente gradevole, ma, come in un processo alchemico, è quello di accogliere un intenzione, un idea, crearne una sintesi armoniosa, ripulirla, e portare alla luce il distillato, l’essenza.
E’ così che nasce quello che chiamo il tatuaggio giusto.

Essenziale quindi, potrebbe essere un termine che meglio descrive il mio processo creativo.
Riguardo lo stile invece, non fa differenza,  purché sia funzionale all’espressione di un contenuto.

Mi piacciono i tatuaggi che, se pur in vista, restano intimi, così come accade per le persone: non siamo solo un corpo o un bel nome, dentro c’è tanto altro che solo con ascolto e conoscenza può esser svelato.

“Ho scelto io di fare il tatuatore o è stato il tatuaggio a scegliere me?”

“Le mode passano, i tatuaggi restano.
Ecco perché in Atelier l’unica moda è quella di non essere alla moda”

-“Qual è il più bel tatuaggio che hai realizzato?

Il più bel tatuaggio che abbia mai realizzato è il sorriso di chi ammira per la prima volta la propria personale opera d’arte!
E’ così che comprendo se ho fatto davvero un buon lavoro.

Ogni pezzo è unico, creato insieme, un figlio: come si può non amare in egual modo i propri figli, se pur diversi tra loro?!

“Le vostre emozioni:  il più bel dono, per sempre tatuato in me!”

-“Cosa faresti se non facessi il tatuatore?

Sicuramente un lavoro che mi permetta di non rinunciare alla mia parte creativa, di non rinunciare a me.
Cercherei sempre “il mio posto”, e non “un posto” di lavoro.

Mi piace pensare che, così come io sono fisicamente al mondo, ci sia anche un posto per la mia anima, un posto dove il mio essere possa esprimersi al meglio, ed oggi questo posto è il mio Atelier.

E’ con questa filosofia che possiamo contribuire alla costruzione di una società sana.
Infondo, per chi lavoriamo se non per gli altri, e produciamo cose buone solo se amiamo ciò che facciamo, se accogliamo ciò che siamo.

“Mettetevi comodi, chiudete gli occhi e ascoltate.
E’ li che aspetta solo voi, che attende d’esser rivelata,
la vostra autenticità, il sigillo unico, l’opera ideale”

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 che puoi trovare nello spazio blog del sito.

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in provincia di Taranto,
in via Vittorio Emanuele n31.
Tel. 3494977697

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